Lo so, tu vuoi impazzire
lo so, sei così, un po’ verde e un po’ lontana.
Un po’ stretta
e un po’ saetta. Guardati quanto sei bella!
Un po’ afana e domani è il bianco che vogliamo.
Impazzire dentro un bicchiere colmo
di ottima salute. Un imbuto
accogliente come la tua fronte aperta al niente.
Vuoi impazzire?
Solleva le braccia, offrile alle nevi
sei a quattro chiacchiere dal mio essere satollo.
Vuoi impazzire o semplicemente fiorire?
Sei matta
cento volte matta e per ciò
ci sto.
Sollevo la paratia, vado a sfiorare la gonna merletto
il pantalone che slancia
un culo perfetto.
Ci sto.
Vuoi impazzire mentre canto il tuo solletico
si
tu sei matta e questo mi consola.
Sei la sola
ad essere neutrale. Impazzire è l’arte
di essere centro del vulcano
la meglio arte che ti possa capitare, ma tu la devi
annusare dalle budella. Stringere
i denti, trattenere la fune che sale sulla prua della nave
scompare dietro il retro di una stella.
Fai male
a salutare quello che resta
del tuo dare, hai le batterie ferme sulla ricarica
rovesci le fionde nel mare, raduni un canestro di venti
e vai a salpare
dove il largo è mare grosso
e la sono cazzi a tenere la rotta. Il mare
è così normale da renderti speciale.
Lo sai.
Impazzire è essere
statua e carne insieme.